20.11.2023 - OGI

                                          tel. 0823 287714 e-mail osservatoriogiuridicoitaliano@gmail.com  -  segreteria@ogismcv.it
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Giacomo e Matteo: due sensibilità a confronto
Mi chiamo Giacomo, ho dodici anni e frequento la seconda media.
Sono ossessionato dalla paura di deludere mio padre, il quale non perde occasione per rinfacciarmi di essere un incapace.
Nessuno avverte questo malessere sottile; gli insegnanti si limitano a riempire il registro con voti cattivi, senza badare alla rabbia che covo in segreto.
Mi sono trasformato in un bullo perché ho capito che la violenza è uno strumento di forza che mi consente di emergere e di essere rispettato.
Insieme a un gruppetto, del quale sono a capo, abbiamo preso di mira Matteo, il secchioncello seduto al primo banco, sempre pronto a farsi interrogare.
L’altro giorno, gli abbiamo strappato il quaderno d’italiano e con il cellulare abbiamo ripreso la scena in cui tentava di recuperare i fogli sparsi a terra.
Sono diventato l’eroe della classe.
Mi chiamo Matteo, i miei genitori sono separati; vivo con mia madre in quartiere popolare. Sono eccessivamente timido e mi rifugio nello studio per colmare la mia invisibile solitudine.
I compagni di classe mi deridono perché sono bravo a scuola; mi hanno strappato il quaderno sul quale avevo scritto il tema d’italiano; uno di loro, il più forte di nome Giacomo, mi ha pestato la mano mentre tentavo di ricomporre i pezzi di carta.
Stamattina, ho lasciato un biglietto a mia madre in cucina: “Non ce la faccio più a subire gli insulti e le vessazioni dei miei compagni; il tormento che provo è diventato insopprimibile, non voglio più vivere”.
Giacomo e Matteo!
Due nomi di fantasia e due storie verosimili che fotografano il dramma di molti adolescenti.
Due scenari paralleli che invitano a riflettere sulla corresponsabilità degli adulti nella genesi del bullismo, un fenomeno nel quale l’apparente carnefice, in realtà, è anch’egli vittima.
Se i professori fossero stati più attenti, avrebbero colto il disagio esistenziale di Giacomo; se i compagni di Matteo avessero ricevuto modelli educativi sani e corretti rispetto a quelli proposti dai mezzi di comunicazione, non avrebbero deriso e maltrattato un loro coetaneo; se, infine, la madre di Matteo avesse compreso i bisogni evolutivi del figlio, avrebbe scoperto il segreto che si annidava nell’anima di questo ragazzo.
Due testimonianze contrapposte che hanno come comune denominatore il dovere di rispetto verso la sensibilità del minore.
L’umanità deve rimanere fedele all’impegno assunto verso i bambini e gli adolescenti; diversamente, non avrebbe senso festeggiare l’anniversario della Convenzione di New York, il documento internazionale approvato dall’ONU il 20 novembre 1989, nel quale si valorizza il riconoscimento dell’identità e della dignità minorile.
34ma Giornata internazionale dei diritti del minore
20 novembre 2023
Avv. Armando Di Nardo
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