27.01.2024 - OGI

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Chiunque salva una vita, salva il mondo intero

Anche se non abbiamo il coraggio di ammetterlo, la celebrazione della memoria appare del tutto inutile in questo mondo costantemente dilaniato dalla guerra e perennemente contrassegnato dall’incitamento all’odio.
Benché assuma connotazioni e ambientazioni diverse, il dramma di Auschwitz è tragicamente attuale, forse perché la natura dell’uomo, eternamente predisposta alla mostruosità, è immutabile sin dalla notte dei tempi.
La rievocazione della follia nazista, allora, se non ha il potere di annientare la stupidità umana, può tracciare il sentiero che conduce al bene, la cui vocazione trae origine dal rifiuto del male e si traduce in azioni eroiche e concrete.
Aveva ragione E. Burke: perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione.
La storia, perfino nelle sue pagine più amare, ci consegna esempi straordinari di coraggio e d’intelligenza, i quali dovrebbero ammonirci sull’insensatezza delle guerre e invitarci a riconsiderare il valore della solidarietà umana.
Dal 2016, il Parlamento europeo ha istituito, specularmente alla memoria, la giornata dei “giusti dell’umanità”, la quale celebra coloro che si sono opposti, con responsabilità individuale, ai crimini totalitari e alla negazione dei diritti umani e civili.
Dalla coltre di sangue degli ebrei s’innalza il nome di un uomo giusto, il cui esempio assurge a monito universale e mediante il quale la giornata della memoria si riappropria del suo significato più autentico.
Oskar Schindler, protagonista indiscusso dei palinsesti televisivi di oggi, in fondo, non era perfetto: aveva le sue naturali debolezze e conduceva uno stile di vita pressoché discutibile, avvezzo com'era alle frequentazioni ambigue, in ambito economico e politico, e incline all'infedeltà coniugale.
Nella prima parte del film a lui dedicato, emerge la figura dell'industriale cinico e materialista, adorato dalle donne e temuto dagli affaristi del tempo.
Esponente del partito nazista e proprietario di numerose fabbriche, era un uomo ricco e influente.
Non era un santo, insomma, ma era vocato alla santità.
La scintilla di umanità, divampante nel suo animo, lo porterà ben presto a compiere azioni meravigliose e a sottrarre migliaia di ebrei alle atrocità della politica antisemita.
Nella scena finale, l'attore protagonista, per la prima volta in lacrime, esprime il doloroso rammarico per aver sperperato denaro che avrebbe potuto altrimenti spendere nel salvataggio di ulteriori vite umane.
Non conta quante vite abbia salvato: il valore di un uomo si misura con la profondità della coscienza.
Chiunque salva una vita, salva il mondo intero.
Questa frase – tratta dal Talmud e incisa sull'anello d'oro che gli ex operai forgiano in segreto come segno di riconoscenza e di gratitudine – sintetizza il messaggio universale che S. Spielberg affida al suo intramontabile capolavoro: colosso cinematografico che documenta l'orrore dell'olocausto, la cui visione, di oltre tre ore, è puntualmente proposta tutta d'un fiato, senza interruzioni pubblicitarie.
L’esempio di Schindler – elemento distintivo della memoria, collocabile in una dimensione che va oltre la narrazione storica – dovrebbe dunque favorire la riflessione sull’incapacità di operare il bene in un mondo tormentato dalle ingiustizie e dominato dall'indifferenza verso la miseria del prossimo.
Diversamente, non avrebbe senso celebrare questa ricorrenza e i documentari sulla persecuzione nazista si ridurrebbero a sterile cronaca di un drammatico capitolo della nostra storia recente.
La memoria, al contrario, inneggia alla speranza, piuttosto che celebrare la morte.
La stessa speranza che invocava Anna Frank pochi giorni prima di essere catturata dai tedeschi.
Scriveva la bambina: “è un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili, Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità”.
E noi, che siamo destinatari di questo testamento morale, abbiamo il dovere di sperare.
Oggi, nonostante tutto!
Giornata della memoria 2024
Avv. Armando Di Nardo


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